24 Novembre 2021
“Economia e Società in Abruzzoâ€, giunto alla XII edizione, ha tratteggiato gli effetti della pandemia sul sistema economico, mercato del lavoro e società regionale nel 2020. Secondo la Svimez in Abruzzo il Pil e il valore aggiunto sono diminuiti del -8,6% e -8,3%, meno della media nazionale. Anche i consumi, il reddito disponibile delle famiglie e gli investimenti sono in calo. Per il 2021 è previsto un consistente recupero, allineato a quello italiano. Riguardo al mercato del lavoro sono diminuiti sia gli occupati (-1,9% allineato al valore nazionale) sia i disoccupati (-20,6% quasi doppio rispetto alla media Italia), questi ultimi a causa del clima di scoraggiamento che li ha spinti a non cercare un'occupazione. Ne consegue un’enorme crescita dell’inattività ( 5,6%; Italia: 4,3%). Il tasso di occupazione è sceso al 57,5%, (Italia: 58,1%), quello di disoccupazione al 9,3%, valore allineato a quello medio nazionale. Il sistema imprenditoriale abruzzese, ha registrato rispetto al 2019 un calo delle nuove iscrizioni (-17,2%) e delle cancellazioni (-16,4%). Anche le esportazioni regionali sono in calo (-6,2%). Si contrae il comparto metalmeccanico ed elettronico, aumentano il chimico-farmaceutico ( 17%) e l’agro-alimentare ( 3,0%). La popolazione regionale al 31 dicembre 2020 è composta da 1.285.256 residenti, 8.685 in meno rispetto all'anno precedente. Negative sia la dinamica naturale (-6,3‰) sia quella migratoria (-0,5‰). Gli stranieri rappresentano il 6,4% del totale dei residenti (Italia: 8,5%). Allarmanti i dati relativi all'invecchiamento della popolazione con conseguente peggioramento degli indici di struttura che mostrano un peso crescente del carico sociale ed economico. Il lavoro si conclude con un capitolo dedicato ai “Borghi più belli d’Italiaâ€. Insomma una istantanea che delinea un quadro decisamente non roseo per l’Abruzzo ma che ad ogni modo dovrà vedere l’incidenza dei dati 2021le cui previsioni, grazie agli investimenti dovuti alle risorse derivanti dal Pnrr e dalle altre misure poste in essere dall’Europa e dall’Italia, sembrerebbero essere se non ottimiste quanto meno a tinte meno fosche dei dati appena snocciolati.