12 Febbraio 2025
Come ogni anno la Fondazione Gimbe propone un focus sulla sanità italiana e l’11 febbraio scorso ha pubblicato un report sulla mobilità interregionale nel 2022. Nell’anno preso in considerazione, la mobilità sanitaria ha raggiunto la cifra record di 5,04 miliardi, il livello più alto mai registrato e superiore del 18,6% a quello del 2021. Il saldo attivo lo fanno registrare maggiormente le regioni del Nord, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto in primis, mentre tra le regioni che contribuiscono significativamente al saldo passivo figura l’Abruzzo, affiancato da Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia, e lo fa con un -104 milioni di euro. In generale, quello che emerge dal rapporto è che peggiora lo squilibrio tra Nord e Sud, con un flusso enorme di pazienti e di risorse economiche in uscita dal mezzogiorno. A tal proposito, il manager della Asl regionale aquilana, Ferdinando Romano, interrogato sul tema, non ha voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali, affermando però, a microfoni spenti, come i dati del 2022 non siano totalmente affidabili a causa del Covid che potrebbe averli gonfiati. Propone così di aspettare i dati più affidabili del 2023-2024. Per il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, invece, si tratta di un fronte complicato su cui si sta lavorando. «Siamo l’unica Regione che aveva un debito di mobilità passiva e che lo sta riducendo, anche se di poco. – ha affermato – È un’eredità storica molto pesante che l’Abruzzo ha sempre avuto sul groppone ed è stato difficile affrontarla soprattutto in un periodo in cui all’Abruzzo, che esce da un lungo commissariamento e all’interno di un piano di rientro, viene negato dal tavolo di monitoraggio dei Ministeri vigilanti l’utilizzo di alcune strategie che noi abbiamo cercato di mettere in campo, come quello dell’acquisto di ulteriori prestazioni a fronte della riduzione della mobilità passiva, rispetto alle quali ci siamo scontrati troppe volte con un pregiudizio ideologico da parte del Ministero dell’Economia». «È un tema che abbiamo più volte sollevato e che stiamo cercando di rimuovere – ha concluso - per consentire di allargare la capacità di offerta sanitaria ed evitare che troppi cittadini abruzzesi debbano andare fuori Regione per trovare risposta al loro bisogno di salute».