15 Febbraio 2025
Da alcune settimane è nato un dibattito sulla riforma dei medici di medicina generale, in particolare sul loro passaggio a dipendenti, con un orario di 38 ore settimanali da svolgere nelle Case di Comunità. La riforma prevede anche turni e non avere la possibilità di avere un medico di riferimento. La Federazione italiana dei medici di Medicina Generale si è detta contraria, con il supporto di molti medici di base. Il segretario provinciale federale dell’Aquila, Vito Albano, per far capire le motivazioni di tale opposizione ha detto che «nonostante la dipendenza possa portare ad un miglioramento della posizione lavorativa dei medici di base, con un orario ridotto e maggiori tutele economiche, la Federazione dei medici si oppone fermamente alla riforma perché andrebbe a discapito dei pazienti, con la perdita del rapporto di fiducia con il proprio medico curante, la difficoltà di contatto con quest’ultimo e la perdita di tutte quelle attività che non rientrano nelle ore di ambulatorio, come le visite a domicilio.» Il segretario provinciale Albano ci tiene a precisare che non sono contrari alle Case di Comunità, tutt’altro. Il nuovo accordo collettivo nazionale prevede già da quest’anno un sistema per cui i medici di famiglia devono lavorare un certo numero di ore settimanali nelle Case di Comunità, in base al numero di pazienti. Albano mette in evidenza che «la dipendenza, porterebbe ad un aumento di spesa di circa 5 miliardi di euro, perché verrebbero a mancare tutti quei vantaggi economici che oggi, con il lavoro convenzionato, sono a carico del medico, come ad esempio le spese per la struttura, le utenze, i macchinari, il personale, ecc» La richiesta di Albano è che non si verifichi l’ipotesi di dipendenza, e che il rapporto di lavoro resti com’è, per il bene dei cittadini.