22 Marzo 2025
L’associazione Ambiente e Sicurezza Città di Teramo denuncia con fermezza le gravi forzature e irregolarità che stanno caratterizzando l’iter autorizzativo del biodigestore dei rifiuti urbani di Contrada Carapollo. «Mentre il Sindaco continua a proclamare il presunto via libera da parte delle autorità competenti al rilascio delle autorizzazioni, la realtà dei fatti è completamente diversa: nessun semaforo verde è stato acceso, anzi, il progetto è ancora oggi gravemente critico sotto molteplici aspetti » . Secondo la presidente dell’Associazione Antonella D’Angelo Gallo, «Oltre ai numerosi e rilevanti nodi già evidenziati in precedenza da questa Associazione, a rendere il quadro ancora più grave c’è la notizia ufficiale che il sito di Contrada Carapollo è contaminato e necessita di una bonifica preventiva, come l’Associazione aveva denunciato da tempo. È incredibile di come nessuno fino a oggi abbia parlato di questa circostanza, che cambia completamente lo scenario della situazione. Si è sempre detto che l’area era idonea, ma ora dalla documentazione agli atti emergono dati che dimostrano che il sottosuolo e la falda sono inquinati, e che prima di qualsiasi intervento si dovrà procedere a una Messa in Sicurezza di Emergenza (MISE), con un progetto ambientale obbligatorio che dovrà essere proposto dal Comune e approvato dagli enti competenti. Questo significa tempi più lunghi, costi aggiuntivi e rischi ambientali ancora più alti. Come si può pensare di realizzare un impianto industriale su un terreno inquinato senza prima aver risolto e definito chiaramente il problema? Chi si assumerà la responsabilità delle eventuali conseguenze se questa bonifica non verrà fatta in modo corretto? Chi pagherà i costi, la TeAm, il Comune o, come sempre, i cittadini?». Oltre a questo aspetto non secondario, secondo l’Associazione, esistono altri profili di illegittimità. «Da un punto di vista paesaggistico, il problema principale riguarda la collocazione dell’impianto, che ricade interamente all’interno della fascia di rispetto fluviale, un vincolo che altrove sarebbe stato insuperabile, e che a Teramo viene invece forzato con arroganza e superficialità» conclude D’Angelo Gallo.