22 Marzo 2025
L’Unione sindacale di base torna a parlare di appalti pubblici e del conseguente lavoro precario, un problema generato dall’applicazione del contratto nazionale multiservizi. Gran parte delle aziende aggiudicatrici, utilizza infatti questa forma contrattuale, applicabile alle attività di pulizie, manutenzione e servizi integrati, mansioni che rappresentano una componente significativa dell’economia italiana. «Il contatto multiservizi è uno dei contratti più poteri del Paese firmato da Cgil, Cisl e Uil – spiega Luigi Iasci, esecutivo nazionale di Unione sindacale di base - l’esempio di come la contrattazione collettiva nazionale non porta soldi e garanzie nelle tasche dei lavoratori quindi crediamo che questo contratto multiservizi vada superato anche perché abbassa le garanzie di tutti gli altri contratti, facendo dumping contrattuale. Scaduto il 31 dicembre 2024, è stato rinnovato quattro anni fa con termini vergognosi aumentando la percentuale di ricorso al tempo determinato ed al lavoro interinale». Un contratto scaduto il 31 dicembre 2024 e che oggi viene applicato anche al settore edile ed immobiliare. L’applicazione del contratto multiservizi - spiega la sigla sindacale – ha diverse criticità: bassi salari minimi ed elevata possibilità di ricorrere a contratti part-time, non per scelta del lavoratore; scarso accesso alla formazione ed un aumento di esposizione agli infortuni lavorativi per carenza di misure di sicurezza. «Le vittime sono soprattutto lavoratrici donne e giovani. 600.000 impiegati nel settore quindi parliamo di una percentuale del 3 - 4% del totale della forza lavoro in Italia, i numeri sono importanti e crediamo che vada individuata subito una contromisura perché purtroppo il contratto sta crescendo in termini di addetti perché utilizzato dalle imprese per abbassare il costo del lavoro». Tra le misure a contrasto Unione sindacale di base auspica il ritorno all’internalizzazione dei servizi. «Nel nostro Paese ci sono appalti ricchissimi – ha detto Iasci - soprattutto quelli che riguardano le esternalizzazioni dei servizi pubblici: sanità, scuola ed enti locali ma impiegano lavoratori con contratti e ore di lavoro che non portano loro salari dignitosi. Crediamo che il primo punto per invertire la rotta sia l’internalizzazione dei servizi. Vent’anni di esternalizzazioni non hanno portato né risparmi per la pubblica amministrazione né condizioni migliori per i lavoratori né aumento della qualità di servizi pubblici quindi è arrivato il momento di internalizzare».