Atri (TE), Prosperi: L'Abruzzo alla fine del Regno delle due Sicilie

di Andrea Di Paolo

10 Maggio 2025

Professore, a breve la presentazione di quella che è la sua ultima fatica letteraria, si tratta di un volume che vuole ripercorrere quella che è una storia, ma lo fa con un aiuto importante con una pubblicazione editoriale unica, si può dire, per quanto riguarda il Regno delle Due Sicilie. «Sì, sabato alle 16 al Teatro Comune di Atri verrà presentata questa mia ultima fatica dal titolo "Luoghi dell'Abruzzo ulteriore 1° alla fine del Regno delle Due Sicilie"» ci racconta lo storico Giancarlo Prosperi. «La prima parte del lavoro lo dedico un po' a conoscere, a capire come termina questo regno così importante quale è stato il Regno delle Due Sicilie, che è stata una fine purtroppo assolutamente non bella. Cerco di fare un'analisi obiettiva dei dati che ho raccolto, dei documenti che ho analizzato. La seconda parte del lavoro -continua - vado a riprodurre in copia anastatica una rivista importante del fine Ottocento, cioè il "Regno delle Due Sicilie", un'operazione editoriale curata all'editore era Filippo Cirelli di Campoli Appennino, che oggi è provincia di Frosinone, all'epoca era provincia di Caserta. Campoli - ci racconta Prosperi - è un piccolo centro dove Filippo Cirelli scalpita. E' un uomo intelligente, un uomo che sa leggere e interpretare quello che può essere una rivista aggressiva, una rivista che deve in qualche modo dare la possibilità ai cittadini di questo regno di conoscere la bellezza delle città del Regno delle Due Sicilie.» Lo fa con degli strumenti che per l'epoca non erano affatto consueti. «Cirelli viene premiato nell'Accademia di Francia e anche a Venezia per le tecniche dell'elettrotipia, la riproduzione di immagini tramite una matrice e io sono riuscito anche a trovare alcune immagini della provincia dell'epoca, un'immagine della città di Atri, un'altra immagine della città di Giulianova, un'altra immagine della cittadina di Picciano che oggi è in provincia di Pescara.»  Continua lo storico: «Il problema maggiore che incontra Cirelli è proprio di trovare i corrispondenti, perché purtroppo nella provincia teramana non troviamo tutti i comuni, proprio per una mancanza di corrispondenti, di persone che dovevano scrivere per questi comuni, per Atri e Giulianova, Mosciano, Tortoreto scrive il grande Gabriello Cherubini, per la zona Vestina scrive un'altra figura straordinaria del nostro risorgimento è Pasquale Castagno, un uomo illuminato al pari del Gabriello Cherubini. Essi riescono a tracciare una linea chiara del territorio locale.» Utilizzando che cosa?  «La statistica, per la prima volta troviamo in una rivista dati statistici, dati numerici che se noi oggi avessimo la pazienza di incrociare questi dati, sarebbe possibile conoscere la situazione economica sociale della provincia teramana di 168 anni fa, dell'attuale provincia teramana e questa è la cosa forse più interessante e bella di quest'operazione editoriale di Filippo Cirelli.» Continua Giancarlo Prosperi: «Io riporto anche le discussioni parlamentari dell'epoca, soprattutto di Giuseppe Ferrari, grande federalista e di Francesco Proto, un altro parlamentare. Due uomini - ci spiega - che comprendono e capiscono quelli che sono stati gli errori commessi dalle truppe piemontesi e soprattutto dal governo di Cavour e poi i governi successivi che si sono susseguiti dopo la morte di Cavour nel meridione d'Italia, probabilmente quegli errori li stiamo pagando ancora oggi.» Per quale motivo ha trattato questi argomenti? «Deve essere un momento di riflessione - ci spiega Prosperi - noi non vogliamo nessun revisionismo, siamo comunque per l'unità nazionale, siamo comunque per questa bella Italia, però io sono per raccontare questa pagina affinché la verità possa veramente venire a galla. Questa è un'operazione editoriale che ha l'obiettivo di dare a tutti la possibilità di conoscere una pagina importante della nostra storia, è una pagina di micro storia - chiude lo storico - ma è una pagina che si incastra perfettamente nella grande storia, quella grande storia di cui molti di noi sono a conoscenza.»  

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