15 Maggio 2025
Mentre la città dell’Aquila si prepara con fermento all'appuntamento del 2026, quando sarà Capitale italiana della cultura, un'ombra preoccupante si allunga sul destino di alcuni dei suoi più importanti simboli culturali. Il consigliere comunale Alessandro Tomassoni, del Gruppo Misto, ha lanciato un grido d'allarme riguardo all'oblio che sembra avvolgere strutture come il Cinema Massimo e il Teatro San Filippo, ma anche l'Auditorium "Nino Carloni" e il complesso di Sant'Agostino. «Il rischio concreto è che, nel 2026, L'Aquila si presenti all'Italia e al mondo con molti dei suoi luoghi identitari ancora chiusi,» ha dichiarato con preoccupazione il consigliere Tomassoni. Un monito che suona ancora più forte considerando la quasi certezza che il Teatro Comunale non sarà fruibile per l'importante evento, nonostante gli ulteriori finanziamenti stanziati. La situazione del Cinema Massimo, un tempo cuore pulsante della cinematografia cittadina, appare particolarmente critica. Nonostante i 7 milioni di euro stanziati e i progetti affidati, i lavori sembrano bloccati. Tomassoni ha ricordato le lungaggini burocratiche e le critiche della Soprintendenza riguardo alle scelte progettuali, sottolineando come, a distanza di oltre un anno e mezzo, non si abbiano certezze sullo stato di avanzamento dei lavori. Una possibile soluzione, secondo il consigliere, potrebbe essere l'unificazione dei due lotti previsti in un unico appalto per accelerare i tempi di recupero. Parallelamente, cresce la frustrazione tra i cittadini e gli operatori culturali, che chiedono soluzioni alternative immediate. Una proposta concreta è la riapertura della "Sala Giovanni Paolo II" a Palazzo Spaventa, restaurata da due anni ma inspiegabilmente inutilizzata. Tomassoni ha sollecitato il Comune a farsi promotore di un accordo con la proprietà per restituire temporaneamente questo spazio alla comunità. Ancora più paradossale è la vicenda del Teatro San Filippo, un gioiello barocco restaurato strutturalmente nel 2017 ma ancora inaccessibile al pubblico. Nonostante le risorse disponibili e le promesse di riapertura, il nodo burocratico del passaggio di proprietà dal FEC al Comune blocca di fatto qualsiasi intervento. "Nel frattempo," ha aggiunto Tomassoni, "nulla impedirebbe di stipulare una convenzione temporanea per consentirne il riutilizzo in vista del 2026, colmando così la carenza di spazi per gli eventi." Il consigliere Tomassoni ha concluso il suo intervento con un appello urgente a un cambio di passo e a una concreta assunzione di responsabilità, affinché L'Aquila Capitale della Cultura 2026 non rimanga un evento "monco", privo delle fondamenta necessarie per una vera rinascita culturale e sociale della città. Ha ribadito il suo impegno a sollecitare risposte nelle sedi opportune per il recupero di queste preziose strutture. L'attesa per il 2026 si fa sempre più intensa, ma l'ombra dell'oblio sui suoi tesori culturali rischia di offuscare la brillantezza di questo importante appuntamento.