15 Maggio 2025
Il festival jazz più antico d’Italia, appuntamento più atteso dell’estate pescarese è il Pescara Jazz, giunto alla sua cinquantatreesima edizione, in programma dall’8 al 14 luglio, nell’arena del Porto turistico. L’evento vanta quest’anno nomi come Stefano Bollani, Joe Lovano, Shablo, Gege’ Telesforo e Billy Cobham. «Un fattore identitario per la città di Pescara, del nostro territorio e della nostra regione. Ricordo che è stato ed è il primo festival ancora in attività, primo festival estivo, nato nel 1969, da subito ha caratterizzato la vita culturale della città». Così il direttore artistico Angelo Valori. Un festival identitario che contribuisce con il suo valore immateriale, quello della cultura, a rafforzare il patrimonio materiale di Pescara, creando coesione all’interno della comunità. Il lavoro dell’ente manifestazioni pescaresi, fondato nel 1950, tra i più antichi nel campo dello spettacolo e della cultura dal vivo, offre al pubblico, valori immateriali che contribuiscono fisicamente al benessere dei cittadini favorendo il welfare culturale. «Ricordo – prosegue Valori - che quest’anno, come si può vedere sui manifesti, celebriamo il settantacinquesimo anno di fondazione dell’Ente manifestazioni pescaresi che è stato fondato per l’appunto nel 1950. In una città che si stava ricostruendo materialmente dopo la guerra, c’era una classe dirigente che pensava di accompagnare la ricostruzione materiale con la cultura, con la creazione dei valori immateriali che però hanno una grande importanza della nostra vita quotidiana. La creazione di valori culturali, oltre a trasmettere valori simbolici importanti, contribuisce al benessere e alla salute della vita dei cittadini, tant’è vero che oggi, a livello internazionale, si parla di welfare culturale». Un festival che incontra le persone attraverso il Jazz che come spiega il direttore artistico Angelo Valori, non può rinunciare alla sua popolarità ed al senso di libertà espressiva che ancora oggi, rinnova e rafforza il legame tra questo genere musicale ed il suo pubblico. «La mia personale visione è che il jazz debba uscire dai confini in cui in qualche modo si è posto, diventando l’icona dell’innovazione e della ricerca di valori importanti che lo costituiscono e che vanno perseguiti, però io credo che il jazz non possa e non debba rinunciare alla sua popolarità, cioè al suo essere popular, come dicono gli inglesi, che significa essere molto diffuso, essere destinato ad ampie masse».