10 Ottobre 2025
Nessun passo indietro. La linea del Carroccio, ribadita dal Vicepremier Salvini e rilanciata dal coordinatore regionale Vincenzo D'Incecco, mira a proteggere le imprese familiari abruzzesi dal rischio di gare europee. Ma la sfida con la Direttiva Bolkestein resta aperta, e la Regione Abruzzo attende una normativa chiara. La partecipazione del Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini al TTG Travel Experience di Rimini ha riacceso i riflettori sul delicatissimo nodo delle concessioni balneari. Un tema che in Abruzzo, con i suoi oltre 130 km di costa e una forte vocazione turistica, è sentito in modo particolare da centinaia di operatori. A fare da eco alle parole del leader leghista è stato Vincenzo D'Incecco, coordinatore regionale della Lega, che ha confermato la posizione intransigente del partito: «Nessun passo indietro sulle concessioni». La dichiarazione di D'Incecco si inserisce in un contesto nazionale e soprattutto europeo di grande incertezza. Il Governo Meloni è chiamato a trovare una soluzione che bilanci la necessità di tutelare il modello turistico italiano, basato spesso su gestioni familiari pluridecennali, e gli obblighi imposti dalla Direttiva Bolkestein, o 'servizi” dell'Unione Europea. La Bolkestein, che mira a garantire la libera concorrenza, impone in linea di principio che le concessioni di beni demaniali vengano assegnate tramite gare pubbliche. La scadenza generale delle concessioni balneari è stata posticipata al 30 settembre 2027, salvo che non si presentino eccezioni, ma la loro validità è oggetto di contenzioso con la Commissione Europea e la giurisprudenza amministrativa. Le nuove concessioni, che devono essere assegnate tramite gare pubbliche, avranno una durata che può variare da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni. La Lega, per voce di Salvini e D'Incecco, ha espresso il timore che le gare finiscano per «consegnare le nostre spiagge a lobby e multinazionali», penalizzando i piccoli imprenditori che hanno investito tempo e risorse per generazioni. D'Incecco parla esplicitamente di «una nuova proposta normativa» in lavorazione che punti a «garantire un futuro certo» agli stabilimenti. L'obiettivo è quello di blindare le imprese esistenti, possibilmente attraverso la dimostrazione di una scarsità della risorsa, cioè le spiagge, che, secondo la giurisprudenza europea, è l'unica via per escludere il ricorso automatico alle gare. Le parole di D'Incecco, che promette un «lavoro in sinergia con il governo per dare voce e certezze agli operatori del settore abruzzese», offrono un sostegno politico forte alla categoria. Ma le rassicurazioni politiche devono trovare rapido riscontro in un quadro normativo solido. La Commissione Europea e, non ultimo, il Consiglio di Stato italiano hanno più volte ribadito la necessità di applicare la Bolkestein. Ogni dilazione o proposta che non sia pienamente conforme ai Trattati rischia di essere impugnata, prolungando l'incertezza per i balneari. In buona sostanza, quello che serve ai balneatori dell'Abruzzo non sono solo lodevoli intenzioni di "resistenza", ma una legge chiara che definisca parametri di indennizzo equi per chi dovesse perdere la concessione o, alternativamente, che individui un percorso giuridico realmente "salva-imprese". Finché la proposta normativa resta tale e non si traduce in atto concreto, il comparto turistico abruzzese resta incerto tra la tutela politica nazionale e l'obbligo giuridico europeo. E in questi casi, l'orologio corre veloce.