Tragedia di Lettomanoppello: parla la titolare del bar Belvedere
di Virginia Chiavaroli
10 Ottobre 2025
Cala il silenzio sulla comunità di Lettomanoppello, nel pescarese, dove i cittadini si stringono attorno ai famigliari di Cleria Mancini, la donna uccisa la sera del 9 ottobre da Antonio Mancini, separati non legalmente. L’uomo pluripregiudicato ha sparato due colpi di pistola contro la ex moglie, freddo e spietato senza pensare alle conseguenze dell’azione. Un colpo anche contro il nipote 13enne fortunatamente illeso. Erano circa le 18.00 di giovedì pomeriggio quando Antonio ha incontrato Cleria all’ingresso del paese, appena rientrata dal lavoro, una discussione e poi il gesto estremo. Da piazza Marcinelle di Lettomanoppello, Antonio Mancini si è diretto poi verso il bar Belvedere di Turrivalignani, solo con la sua carrozzina elettrica, ha sparato un colpo di pistola contro la chiesa di Santo Stefano prima di entrare nel locale per confessare tutto ad Alessia, la titolare del bar: «Ho sparato a mia moglie» ha detto. Qui tutti conoscono Antonio, i suoi precedenti, i difficili rapporti con la ex moglie, ma fino a ieri, riferisce la titolare del bar, non aveva mai dato problemi. «È arrivato qui davanti e mi ha detto quello che aveva fatto: 'ho sparato a mia moglie. Non so se è morta. Ho litigato con mio figlio, Cleria ha parlato contro di me ha cominciato a urlarmi contro, ho preso la pistola e le ho sparato'. Sappiamo che è una persona abbastanza conosciuta dalle forze dell’ordine però qui non dava fastidio a nessuno, era un cliente che veniva al bar». Racconta così quei momenti di paura Alessia: «Non sapevo cosa fare però l’unica cosa da fare era rimanere calma perché avevo capito che era una pistola vera. Lui stava davanti al bancone, mi aveva detto che non sarebbe uscito dal bar perché doveva aspettare i Carabinieri e doveva sparare a tutti i Carabinieri che sarebbero arrivati. Poi si è arrabbiato con un cliente che è entrato nel bar. Si è innervosito con questa persona, quando è uscito fuori per andare dietro a questa persona ho chiuso il locale. Mi sono chiusa dentro, ero da sola quindi l’unica cosa da fare era quella». Qui l’epilogo del femminicidio, l’ennesimo in Italia, uscito dal bar Antonio Mancini ha atteso l’arrivo delle Forze dell’ordine mobilitatesi subito dopo l’accaduto. Portato infine nel carcere San Donato di Pescara, per lui, l’accusa è omicidio, ma la sua posizione potrebbe aggravarsi nelle prossime ore. Una tragedia annunciata, parla così Camillo, il figlio di Antonio Mancini che già nel 2015 avrebbe chiesto ai Carabinieri di togliergli l'arma per le minacce rivolte ripetutamente alla famiglia. «Non è stato né un padre né un marito. Non abbiamo mai avuto niente da lui, solo problemi».
