17 Ottobre 2025
Tutto pronto per la XIII edizione del premio Atri in programma sabato 18 ottobre, alle ore 18.00 al teatro comunale di Atri. Un premio che conta su una giuria qualificata presieduta dal dottor Gianni Letta, presidente onorario ma anche dalla dottoressa Maria Concetta Mattei, presidente del premio. Al concorso hanno preso parte tantissimi giornalisti da tutta Italia, la terna vincitrice, è stata invitata alla serata di sabato 18, per ritirare il premio; soltanto in quella circostanza sarà svelato chi tra i tre è il vincitore. «Una terna qualificata ma tutti gli elaborati sono stati straordinari. La giuria ha fatto anche fatica a decidere quale fosse la terna finalista». Così il direttore del Premio Atri, Marino Spada. Poi il concorso riservato alle scuole, grazie ad un accordo con l’ufficio Regionale abruzzese parteciperanno anche alle scuole superiori della regione. Gli ospiti di quest’anno, come sempre di primissimo, ad iniziare dal direttore del Tg1 Gianmarco Chiocci, il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, Tiberio Timperi volto noto della televisione, conduttore e giornalista. Fabio vitale, direttore di Sky Tg24, Manuela Moreno giornalista e conduttrice televisiva Rai e Adriana Pannitteri, che riceverà il premio Luciano Rispoli, e Paolo Pacitti, capo redattore del Tgr Abruzzo. «Il premio Atri nasce nel '72 per opera del professor Francesco Barberini, che era un docente di questa città e che insieme ad altri nomi illustri di questa città dove naturalmente la cultura ha avuto sempre un importante significato, pensò di fare questo premio, un premio che si svolgeva all’interno della sala consiliare del Comune di Atri, al quale partecipavano nomi illustri del giornalismo italiano, un giornalismo che a suo tempo chiaramente aveva un ruolo diverso rispetto a quello di oggi, perché la carta era quella dominante, il giornale si leggeva solo su carta, non c’erano social, non c’erano giornali online e quindi l’informazione era estremamente diretta tra il giornalista e il lettore. La credibilità del giornalista era assoluta perché naturalmente non c’erano altre fonti. Non c’erano altri strumenti per verificarne eventualmente il contrario».