18 Ottobre 2025
L'agricoltura abruzzese tira un sospiro di sollievo grazie all'arrivo dei primi fondi della Politica Agricola Comune (PAC) 2025, con 18,8 milioni di euro destinati direttamente alle aziende regionali. Una «boccata d'ossigeno» definita da CIA-Agricoltori Italiani Abruzzo, ma che non cancella le crescenti preoccupazioni per il futuro del settore, messo a rischio dai paventati tagli alle risorse comunitarie post-2027. L'erogazione degli anticipi PAC è un appuntamento cruciale che immette liquidità nelle casse delle aziende agricole, in un periodo segnato da instabilità di mercato, aumento dei costi di produzione e gli effetti sempre più intensi del cambiamento climatico. In Abruzzo, dove l'agricoltura, pur ridimensionata nel numero di aziende, diminuite di un terzo in dieci anni, gioca un ruolo fondamentale soprattutto nelle aree interne e montane, questo flusso di denaro è vitale. Molte aziende sono a conduzione familiare o guidate da donne e giovani, e operano spesso in zone a elevato rischio di spopolamento, con un’importante funzione di presidio del territorio e tutela del paesaggio e della biodiversità. Come sottolineato dal presidente di CIA Abruzzo, Nicola Sichetti, i 18,8 milioni sono «risorse che gli agricoltori si sono guadagnati», ma non rappresentano una soluzione strutturale. L'attenzione è già rivolta al prossimo ciclo di programmazione della PAC, quello post-2027, che, stando alle stime nazionali e alle proposte della Commissione Europea, potrebbe subire un ridimensionamento drastico. Le proiezioni indicano una possibile riduzione del bilancio complessivo della PAC a livello europeo da 378 a circa 294 miliardi di euro. Per l'Italia, questo potrebbe tradursi in una perdita stimata di circa 9 miliardi di euro rispetto al periodo attuale, con la quota destinata all'agricoltura che scenderebbe dal 31% al 15% delle risorse totali UE. La preoccupazione della CIA Abruzzo è pienamente condivisibile. L'arrivo dei pagamenti PAC, pur rappresentando un sostegno tangibile, rischia di fungere da semplice distrazione da una crisi incombente. La tendenza a de-finanziare la Politica Agricola Comune in favore di altre priorità europee, come, secondo alcune interpretazioni, la difesa o la coesione, è un segnale allarmante che mette in discussione uno dei pilastri dell'Unione Europea, nato per garantire sicurezza alimentare e stabilità del reddito agricolo. Per una regione come l'Abruzzo, in cui le aree interne e montane rappresentano una parte significativa del tessuto produttivo agricolo e sono fondamentali per la tenuta socio-economica e ambientale, un taglio così netto avrebbe conseguenze drammatiche. Sostenere l'agricoltura in queste zone non è solo un aiuto economico, ma una strategia di difesa del territorio da dissesto idrogeologico e abbandono. Senza un flusso stabile e adeguato di risorse, le imprese più piccole e quelle operanti in condizioni logistiche più difficili saranno le prime a rischiare la chiusura. Il monito di Sichetti, «gli anticipi aiutano oggi, ma senza un flusso stabile di risorse, i tagli continueranno a penalizzare le imprese» va oltre la richiesta di sostegno finanziario. Si tratta, in buona sostanza, di una sollecitazione affinché l'Europa e, di conseguenza, le politiche regionali, riconoscano il valore strategico dell'agricoltore non solo come produttore di cibo, ma come custode attivo del paesaggio e della comunità. L'Abruzzo, con la sua orografia complessa e la sua vocazione alla qualità, ha bisogno di risposte concrete e durature, e non di palliativi temporanei, per affrontare le sfide globali e garantire un futuro al suo patrimonio rurale.