14 Settembre 2024
Ammontava a 197 milioni di euro il deficit del sistema sanitario abruzzese prima dell'intervento con i piani di rientro. La cifra scenderebbe a 128 milioni con le manovre correttive contenute nei documenti redatti dalle 4 ASL abruzzesi. Quindi, ci sarebbe un recupero di passività pari a 69 milioni. Dei 128 milioni restanti in disavanzo, poi, 91 - la rassicurazione è arrivata dall'assessore regionale alla salute Nicoletta Verì nel corso di un incontro con i sindacati - dovrebbero essere coperti con risorse messe a disposizione dalla Gestione Sanitaria Accentrata. Se, quindi, tutte le tessere del mosaico dovessero andare al loro posto, alla fine del percorso per il sistema sanitario regionale abruzzese resterebbero da coprire 37 milioni di euro di passività. Dati e cifre, però, convincono poco i sindacati, in particolare la CGIL ed in particolare sotto l'aspetto della programmazione. Il perchè, presto detto. Anzitutto i tagli a servizi e spesa farmaceutica rischiano di abbassare la soglia qualitativa dell'offerta sanitaria. E poi, analizzando a fondo i piani di rientro delle ASL, la parte sociale evidenzia come la spesa annuale delle aziende sanitarie sia stata, a più riprese, definita "incomprimibile" (ossia senza possibilità di ulteriori riduzioni). E questo, per CGIL, significherebbe due cose: da un lato un deficit sanitario che potrebbe essere strutturale (al netto delle limature) e poi difficoltà potenziali nel portare avanti la cosiddetta "sanità di prossimità". "Il rischio - dice il sindacato - è che tutto il processo di riorganizzazione dell'assistenza territoriale, agganciato anche ai fondi della Missione 6 del PNRR, rischia di entrare in crisi ancora prima dell'avvio".