21 Febbraio 2024
La Corte d'Appello dell'Aquila ha condannato l'INPS a riconoscere le maggiorazioni amianto e a ricostruire la posizione contributiva di Luigi Vitullo, operaio morto a 54 anni di mesotelioma pleurico epitelioide a causa dell'esposizione professionale alla fibra killer. Un’ esposizione accertata. Le perizie tecniche-ambientali del CTU confermano che Vitullo, durante la sua attività lavorativa dal 1976 al 1987 in diverse aziende della provincia di Chieti, è stato esposto direttamente e indirettamente a polveri e fibre di amianto. Tra le sue mansioni, la manipolazione di lastre di cemento amianto in condizioni di rischio. Il problema sarebbe da attribuire alla mancanza di misure di sicurezza. Nonostante il divieto di utilizzo dell'amianto, Vitullo e i suoi colleghi fino alla metà degli anni '90 continuavano a utilizzare guanti, parannanze e altri strumenti di protezione realizzati in amianto. Non solo, le aziende non fornivano loro maschere, tute monouso o aspiratori per le polveri, esponendoli a gravi rischi per la salute. La malattia si è manifestata nel maggio 2015 e Vitullo è morto ad Ancona un mese dopo la diagnosi, lasciando la moglie Antonietta Cicchini e una profonda ferita nella sua famiglia. L'Osservatorio Nazionale Amianto, con l'avvocato Ezio Bonanni, ha avviato una lunga battaglia giudiziaria. In primo grado la domanda era stata rigettata, ma in appello è cambiato tutto. la Corte ha riconosciuto il diritto di Antonietta Cicchini ai benefici e alle prestazioni aggiuntive del Fondo Vittime Amianto