19 Giugno 2024
Il Comune di Teramo rimuove la bacheca dei necrologi su corso Cerulli e scoppia la polemica. Una sorta di punto di riferimento per venire a conoscenza della dipartita di amici, conoscenti. E soprattutto gli anziani non ci stanno a questa novità. Così commenta un utente di Facebook: “Per i vecchi del mio paese la discesa a Teramo al mattino del sabato era scandita da un preciso e secolare rituale: l'acquisto di qualche arnese agricolo alla ferramenta Noceti, "quassù càpe a Tèrme", ovvero a Piazza Garibaldi; la visita al mercato settimanale, con annessa compravendita di cianfrusaglie femminili; il panino con la porchetta in piazza Verdi; e poi ultima, ma solo cronologicamente, l'attenta lettura dei manifesti funebri affissi alla mitologica bacheca "su cape a lu Córse vicchjie", "poche chiu ssù de dua steve Marini". Da qualche giorno peró questa storica edicola è scomparsa, e non se ne comprende davvero la ragione. Dicono per "decoro". Uffici comunali e sovrintendenze dovrebbero peró sapere che il concetto di "decoro architettonico" se non coniugato con le inveterate tradizioni popolari è nozione fredda e senz'anima. Quella bacheca era a suo modo un piccolo monumento cittadino e passando accanto ad essa non solo tutti vi lanciavano uno sguardo curioso, anche i più altezzosi tra i concittadini; ma era dato pure carpirvi qualche generale e saggia considerazione sulla vita e sulla morte. Con frasi direttamente tratte dal miglior repertorio popolare: "eh Marì, che vu fa? È na róte: tocche a tutte quinde!"; "oddije, sa morte Niculìne, mannagge, n'ahere manghe n'anne che je s'avè morte la moje"; "ahuà, s'ha morte custù c'ahere giovene, de lu '35: la class'a mi!". Per tacere poi di quel noto politico cittadino che era solito soffermarsi quotidianamente davanti a quei manifesti per verificare se qualche suo elettore non fosse passato a miglior vita, con contestuale e aggiornato riconteggio delle preferenze potenziali. Che dire? Già manca a tutti. Ridatecela indietro subito com'era e dov’era!”.