29 Marzo 2024
Dopo 19 anni di misteri e senza colpevoli, il caso del duplice omicidio dell'avvocato Libero Masi e della moglie Emanuela Chelli, avvenuto nella notte tra il 1° e il 2 giugno 2005 a Nereto (Teramo), è stato riaperto su iniziativa del procuratore Ettore Picardi di Teramo. Le indagini sul caso, che ha visto i coniugi 57enni massacrati a colpi di machete nella loro villa, erano state chiuse e riaperte due volte prima dell'archiviazione del 2010. Cinque sospettati, tre marsicani e due teramani, erano stati poi scagionati per mancanza di prove. Un'ulteriore complicazione era arrivata dalle autoaccuse di Massimo Bosco, un disoccupato poi deceduto nel 2013, che si era dichiarato responsabile del crimine insieme ad altri due. Le sue accuse non furono però ritenute credibili e venne condannato per calunnia. Nel 2012 l'ex parlamentare radicale Pio Rapagnà aveva inoltrato un'istanza di riapertura delle indagini, ipotizzando che gli assassini fossero alla ricerca di documenti trovati a Palermo nella casa di Massimo Ciancimino. La nuova inchiesta, a distanza di quasi due decenni dal delitto, rappresenta un barlume di speranza per la famiglia Masi-Chelli nella ricerca della verità e della giustizia.